L'isola del crollo by Ina Valcanova

L'isola del crollo by Ina Valcanova

autore:Ina Valcanova [Valcanova, Ina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: romanzo;ina valcanova;crollo;isola;astrologia;destino;amiche;donne
editore: Voland
pubblicato: 2020-03-23T09:55:32+00:00


* * *

1 Grazie mille, in croato

seconda parte

← Già dalla prima mattina il tempo è cambiato. Quando mi sono svegliata non c’erano nuvole e il sole splendeva accecante, ma per la prima volta senza vento. Mi infilai i jeans e scesi in cortile. Tutto appariva diverso, agitato e irrequieto, molto luminoso e nuovo di zecca. Come se il vento con una enorme scopa avesse spazzato via tutta l’intimità, il silenzio e il raccoglimento. Adesso il cielo sembrava enorme e molto alto, la luce feriva gli occhi e gli ulivi si flettevano fino al suolo, come argentee ballerine.

Ho raccolto i fichi caduti in terra e mi sono diretta in cucina per mettere su l’acqua per il caffè. Sul tavolo c’era un biglietto piuttosto gentile di Emčo, non mi aveva svegliato perché era partito alle cinque, quanti chilometri doveva fare fino a Monaco, e che insomma, facessi la brava.

Tento di dosare il caffè in modo che non ne venga fuori un litro, ma non è che mi riesca molto. Alla fine ottengo 200 grammi di acqua marrone scuro, che sembra piuttosto un tè. Almeno però è bollente.

Porto fuori la tazza, le fette di pane abbrustolito e tutti i formaggi che trovo nel frigo. Il silenzio è perfetto e si sente solo il vento. Le vicine villette in legno sono chiuse con i catenacci e sul davanti non ci sono macchine. Arrivano i due gatti randagi e mi si strofinano contro per avere un po’ del mio cibo. Ora sono la loro unica speranza e mi si stringe il cuore a chiedermi cosa faranno durante l’inverno. E io cosa farò, durante l’inverno?

Durante l’inverno chiudo le portefinestre che danno sui due balconi, le blocco con il fermo e ci infilo sotto le stuoie, in modo che non passi l’aria. Durante l’inverno porto dentro la casetta del gatto e metto il tappeto sulle assi nude del soggiorno, in modo che sembri più caldo. Durante l’inverno lavoro a maglia, ma non ho la sensazione che mi aspetti un inverno del genere. Tutti i fili appaiono recisi, e io adesso sono Robinson sull’isola deserta. Robinson nel labirinto.

Apro la mappa e con una penna evidenzio tutti i sentieri che ho intenzione di percorrere. Poi comincio a preparare il bagaglio. In ogni caso rimango in jeans, anche se fa caldo. Il pullover nello zaino, un litro di acqua minerale e due sandwich, la stuoia, il costume, perché là dove posso arrivare a piedi mi sarà necessario il costume, un libro per leggere e la macchina fotografica che Emčo mi ha comunque lasciato. Scatto una foto ai due gatti, che mangiano felici l’emmental, e agli ulivi-ballerine che danzano nel vento. Termino con un “autoritratto”, distendo le braccia e mi faccio una foto. Sembro stordita e un po’ spaventata. Come al solito, non sono venuta bene, ma la conservo. La chiamerò “Primo giorno”.

Mi accendo una sigaretta e bevo il caffè annacquato. Proprio così: “Primo giorno.” Perché sono venuta per questo. Solo per il tempo in cui rimarrò assolutamente sola. Io non rimango mai da sola.



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